La propensione di mia figlia nei
confronti della musica è sempre stata abbastanza palese.
O, per meglio dire, la
propensione dei bambini in generale nei confronti della musica mi è sempre
parsa abbastanza palese.
Spesso mi chiedo se dovrei
cercare di assecondare tale propensione affidandomi all'aiuto di
professionisti, ma altrettanto spesso mi dico che gli stimoli che la vita di
tutti i giorni offre ai bambini sono più che sufficienti - basta non chiudere
la porta di casa nostra alla musica (cosa che tra l’altro non ci sogneremmo mai
di fare).
Quando ho fatto un po’ di
ricerche sui corsi di musica che Bologna offre ai bambini, anche piccolissimi, i
principali risultati in cui mi sono imbattuta sono stati:
Music together:
associazione presente in varie città italiane, a Bologna offre corsi sia in
centro che in provincia (San Lazzaro, Zola Predosa, Minerbio, Medicina, Ozzano…).
Si basa su un metodo il cui obiettivo è aiutare i genitori a fare musica con i
propri figli.
Madamadorè:
associazione musicale di Calderino (Monte San Pietro), propone diverse attività
di avvicinamento alla musica (anche a partire dai sei mesi di età) e corsi per
i bambini più grandi (chitarra, percussioni, batteria).
Incontri musicali 'InCanto':
presso la Salaborsa Ragazzi, incontri per bimbi dai 2 agli 11 mesi volti
a favorire la comunicazione genitore-bambino tramite la musica e a sviluppare l’intelligenza
musicale.
I giovedì da cantare e da suonare:
presso la Salaborsa Ragazzi, incontri di gioco musicale per bambini da 0 a 3 anni.
Vietato ai Maggiori:
presso la Biblioteca di Casalecchio di Reno, un percorso per sviluppare la
musicalità nei bambini seguendo le indicazioni del progetto Nati per la musica.
Avendo un budget più che limitato
e, come accennavo prima, anche diversi dubbi, ho occasionalmente partecipato a
degli incontri in biblioteca. Incontri che mi hanno lasciata molto soddisfatta
e a cui mi sembra che mia figlia abbia partecipato più che volentieri.
Poi, però, sull’ultimo numero di
Uppa ho letto un articolo di Marta Abatematteo (la quale ha guidato alcune
delle attività sia presso la Salaborsa che a Casalecchio) e mi sono accorta di
aver sbagliato tutto. Di aver avuto un atteggiamento completamento sbagliato. Di
aver vestito troppo i panni del genitore, di avere forse anche limitato l'espressività
di mia figlia. E, in un certo senso, purtroppo di non essermi completamente
affidata alla professionalità della persona che teneva il laboratorio.
Ciò che mi ha consolato, però, è
che, secondo l’articolo, questi atteggiamenti sono abbastanza comuni.
“I percorsi sonori servono ai genitori non solo per dare nuovi stimoli
al loro bambino, ma per lasciarsi andare e vivere attraverso la musica, nel
modo più naturale possibile, la propria dimensione e rendersi conto di come il
proprio bambino viva il suo rapporto con gli altri, col mondo esterno.”
Insomma, questo articolo è stato
sotto certi aspetti illuminante ed è con una nuova consapevolezza che mi
accingo a partecipare al nuovo incontro.
Se volete consultarlo online,
basta andare qui e selezionare la sezione “Nati per la musica”.
E, per inciso, se per sbaglio non
siete abbonati ad Uppa vi consiglio caldamente di farlo quanto prima,
garantisco per esperienza personale che la lettura di questa rivista non potrà
fare altro che giovare a voi e ai vostri bambini.
0 commenti:
Posta un commento